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REFERENDUM – Le ragioni del mio NO

by Ester Stagni

Molto probabilmente hanno ragione quelli che dicono che il prossimo referendum del 20 e 21 settembre ha un esito scontato. Tuttavia questo non è un buon motivo per esimersi da votare per esprimere il proprio parere. Credo anche sia giusto chiarire una cosa: benché si tratti di un referendum sul numero dei parlamentari e non di un voto per questo o quel governo, è comunque una scelta politica ed è giusto che chiunque ricopra un ruolo di rappresentanza politica esprima pubblicamente il suo pensiero, in questo caso senza la pretesa di vincolare gli iscritti, ci mancherebbe.

Io voterò per il NO. Per molti motivi. Primo, la storia del risparmio (si parla di una cifra inferiore al costo di un buon calciatore): quando si parla di esercizio della democrazia così come di sanità o di scuola, mi convince poco, molto poco. Secondo, la storia delle riforme che arriveranno “poi dopo”: mi convince ancora meno, conosciamo la politica italiana. Il passaggio dal proporzionale al maggioritario negli anni novanta è un esempio di questo tipo di storpiatura: in teoria da quel momento in poi si sarebbe votato chi avrebbe governato, in pratica governa sempre qualcun altro che nessuno ha mai votato. L’impianto istituzionale è come il meccanismo di un orologio, funziona tutto assieme, non si toglie “intanto” un ingranaggio, poi al resto ci guardiamo dopo. Terzo, un Parlamento i cui rappresentanti sono assolutamente avulsi dal territorio dove vengono eletti perché è troppo ampio, realizza una politica lontana dai cittadini, il contrario di quello che si sostiene di combattere. Quarto, la riforma apre la strada ad un futuro in cui non sarà possibile fare opposizione e soprattutto sarà quasi impossibile la nascita di nuove forze di minoranza nel paese, con aumento matematico della tensione sociale. Quinto, il potere dei partiti sulle candidature sarà assoluto, molto più di adesso. Sesto, un territorio come il nostro non potrà mai più avere una rappresentanza parlamentare e sarà, ancora più di oggi, in balia di scelte prese altrove e non necessariamente nel nostro interesse. Per inciso, non è un caso che finché Molinella riusciva ad esprimere una rappresentanza parlamentare, qualche risultato c’è stato, dopodiché una deriva periferica. Settimo, il referendum ha forte valenza politica. La vittoria del SI in questa fase, significa il rilancio a tutto tondo del Movimento 5 Stelle, cosa della quale non ne sento tutto questo bisogno. Da questo punto di vista tanto il PD quanto la Lega sembrano invece conniventi. Forse vorranno andare anche loro a salutare la folla al balcone di Palazzo Chigi.

Non voglio continuare con i miei motivi e la finisco qui. Sinceramente capisco anche il sentimento che accompagna gli elettori che voteranno SI. Penso di non sbagliare se dico che c’è un senso di insoddisfazione verso il Parlamento, acutizzata da un periodo in cui il Governo, a furia di Decreti, dà la sensazione di poter fare da sé, senza dover rendere conto a nessuna Assemblea. La storia è piena di queste sviste in nome della semplificazione, ma non sono mai finite bene. Un parlamento dimezzato non costerà meno e non da nessuna garanzia di maggiore qualità degli eletti. Nessun Italiano può essere tanto ingenuo da credere ai risparmi dopo mezzo secolo di annunciati “tagli agli sprechi”, mentre per quanto riguarda la qualità dei parlamentari il tema è più profondo. Purtroppo votiamo tutti con la pancia. Diciamo la verità: chi legge i programmi dei partiti prima di votare o chi si da la pena di sapere chi sono i candidati che stiamo eleggendo ad arbitri del nostro destino? Quasi nessuno. Chi giudica i partiti in base al loro comportamento in parlamento? Si vota per fede quasi calcistica. Quindi non scandalizziamoci se poi dopo succede che i partiti ci chiedono il voto in nome di qualcosa e poi fanno il contrario. E’ a questi signori che eleggiamo noi che dobbiamo la squalifica della politica. Sono i voltagabbana i responsabili del “tanto sono tutti uguali” che dice la popolazione. In questa legislatura quasi tutti i partiti maggiori, si sono rimangiati solenni giuramenti come niente fosse, ma tanto chi mai gli presenterà il conto? Quindi, direi che circa la qualità dei parlamentari, il problema è chi sono e questo lo decidiamo, per ora, noi.

Prendo a prestito le parole del Presidente dell’Associazione Italiana dei Costituzionalisti, Gaetano Silvestri che dice che se l’orchestra non suona bene, si cambiano i musicisti, non lo spartito. Circa poi il risultato scontato in favore del SI, mi piace ricordare che anche in un linciaggio, come in una storica crocifissione, può capitare che il 99,9% della folla sia favorevole, ma non significa automaticamente che abbia ragione. E’ per questo che esistono tutele, anche di adeguata rappresentanza, per minoranze e opposizioni.  Per ora.

Massimo Mota

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